La nuova consistenza delle nuvole
Percorso di cittadinanza digitale sul tema della conservazione e la gestione dei dati online
Questo percorso laboratoriale rivolto alle studentesse e agli studenti di scuola secondaria di primo grado si è svolto presso l’ICS Milano Spiga, è durato 4 mesi e ha coinvolto tutte le classi.
Una volta che le ragazze e i ragazzi hanno terminato il ciclo di incontri, condotti dalla mia collega Carola Giabbani, dedicati alla progettazione e alla creazione delle opere artistiche, ho mostrato loro delle immagini dei cieli che avevano realizzato chiedendogli di individuare un possibile nesso fra gli elementi rappresentati nelle opere e le tecnologie di cui si servono quotidianamente. Non hanno impiegato tanto, due, al massimo tre tentativi, per arrivare al cloud, la nuvola digitale che ti segue, come mi hanno spiegato loro, dove vuoi e che ti aiuta a non abbandonare mai i tuoi preziosi contenuti. “Quali?” chiedo curiosa “Le foto, la musica e i video…insomma i ricordi!”
Riflettendo insieme capiamo come internet ci dia la possibilità di creare una memoria individuale e collettiva per ricordare, raccontare e raccontarci e soprattutto condividere col resto del mondo ciò che più ci piace. La proposta a questo punto è stata quella di realizzare un archivio, servendoci di un cloud appunto, per conservare contenuti riguardanti il progetto appena concluso, gli artisti citati, le tecniche adoperate e gli argomenti analizzati. Ma perchè proporre, in conclusione di un progetto creativo, qualcosa che in parte i ragazzi conoscono già e della quale fanno uso autonomamente?
In primo luogo l’obiettivo, oltre al rafforzamento delle competenze tecniche informatiche, è stato quello di introdurre il concetto di cittadinanza digitale generando in loro alcuni riflessioni sul tema della gestione delle informazioni in rete, la sicurezza e la conservazione e condivisione di una memoria individuale e collettiva. Inoltre, oggi, l’idea che i ragazzi imparino ad utilizzare le loro tecnologie da autodidatti e senza la guida di un adulto, è scontata ed è sottovalutata l’importanza di creare in loro una coscienza critica nei confronti degli strumenti. Ho chiesto loro dove sia realmente conservato ciò che postiamo online costantemente ed ho ottenuto le risposte più curiose e bizzarre. “Nell’aria, in cielo, nel mio smartphone…” tutte risposte che mettono in evidenza una percezione sfalsata della conservazione dei dati. Da una parte un’intangibilità che rende i contenuti postati meno reali e più rarefatti e volatili e soprattutto l’idea che ciò che è nostro rimanga sempre sotto controllo, nel mio smartphone, anche quando viene condiviso e messo online.
Insieme è stata fatta chiarezza, siamo andati a cercare le immagini dei data center sparsi nei luoghi più disparati della terra, per dare concretezza al virtuale. I ragazzi hanno lavorato in gruppo sulle loro ricerche, le hanno protette poi condivise con chi sceglievano di farlo attraverso l’utilizzo di strumenti apparentementi semplici, ma se approfonditi mediamente complessi, come google drive o dropbox.
E’ sorprendente come proporre un utilizzo positivo delle tecnologie crei all’interno della classe nuove alleanze, un approccio peertopeer, e un’apertura evidente verso un confronto su ciò che spaventa e ciò che entusiasma, le paure e i desideri vissuti in un mondo virtuale sempre più reale. Ma soprattutto poter scambiare tali riflessioni con altre generazioni, gli insegnanti e i conduttori, condividendo in egual misura la sensazione di “essere tutti sulla stessa barca” che naviga su acque ad andamento mutevole e con direzione incerta.